Decide, infatti, di verificare in prima persona la veridicità di quelle voci: lascia la sua famiglia e va a lavorare come operaia volontaria nei campi di lavoro tedeschi.
Durante questo periodo, e successivamente nel campo di concentramento di Dachau, si trova di fronte una realtà spietata, che fino ad allora aveva ignorato, e che la porta a rifiutare completamente i suoi ormai vecchi ideali e ad abbracciare la lotta contro i nazisti.
Le dure esperienze vissute in questi anni hanno implicazioni non solo a livello filosofico e morale.
Nel 1945, infatti, Luce si trova a Magonza quando, mentre sta aiutando alcuni feriti bloccati sotto le macerie, un muro le crolla addosso provocandole una paralisi permanente alle gambe.
Terminata la guerra torna in Italia e trascorre un periodo di degenza a Bologna, dove conosce e sposa Pacifico d’Eramo.
Dal loro matrimonio, che terminerà anni dopo, nasce nel 1947 il figlio Marco d’Eramo.
In Italia, Luce riprende anche gli studi universitari, laureandosi sia in letteratura che in filosofia, ma soprattutto d’ora in avanti dedicherà il resto della sua vita alla scrittura.